Appalti pubblici: un miraggio per le aziende sarde

Vincere un appalto pubblico? Una vera rarità per le imprese sarde che provano a competere su questo terreno. Quali sono i problemi? Lo chiediamo ad Annetto Sale. Un ingegnere che da anni si confronta con questo problema.

 

Cosa deve fare un’impresa che vuole accedere ad un appalto?

Quando si vuole partecipare ad una gara di appalto, l’impresa deve spedire entro una data prefissata dall’ente appaltante, un plico chiuso, contenente al suo interno due buste. La busta A: deve contenere tutta la documentazione richiesta nel bando di gara, iscrizione alla camera di commercio, il DURC, documento di regolarità contributiva (si dice unico perché in esso sono espressi i pareri di Inps, Inail e cassa edile) da questo si vede se l’impresa, nel nome del suo datore di lavoro ha pagato i contributi previdenziali, assistenziali e la cassa edile. Se non è in regola non può partecipare alla gara. Primo punto dolente. Le imprese che sono indietro con i pagamenti, si tagliano fuori da sole.

Nella stessa busta deve essere inserita l’iscrizione Soa. Iscrizione tipo curriculum che specifica se l’impresa è abilitata a fare lavori edili, codice og1, lavori stradali og3, impianti og11. Insomma, bisogna possedere le categorie relative al tipo di lavorazione prevista nell’appalto.

All’interno di ogni categoria ci sono le classi che vanno per esempio da 0 a 200.000 euro, la seconda da 200.000 a 500.000, e cosi via. Se l’impresa non ne è in possesso, non può concorrere alle gare.

Le imprese sarde come si collocano in queste graduatorie?

Solo poche hanno accesso alle categorie più alte.

Perché?

Io penso che sia anche una questione di mentalità. Fino a 5 anni fa il settore pubblico non attraeva. Si lavorava bene col privato. Esempio tipico sono le imprese galluresi che hanno lavorato in Costa Smeralda. Adesso, finito il lavoro nelle ville di lusso, si trovano senza lavoro e senza poter partecipare alle aste pubbliche per mancanza di titoli.

Ma dirò di più, tante imprese sono in difficoltà anche nei pochi lavori privati che sono rimasti.

Perché?

Sono un disastro in materia di sicurezza sul lavoro. Prendono multe a ripetizione perché il personale non è formato a sufficienza. Non conoscono le leggi e si trovano sempre in difetto, vuoi per ignoranza, vuoi per le piccole dimensioni dovute alla mancanza di capitale. Sono tutti elementi che impediscono di competere alle gare più interessanti.

Cosa si può fare?

Penserei a degli sportelli per aiutare le nostre imprese, anche con piccoli finanziamenti che servano per la loro formazione in materia di sicurezza sul lavoro, a mettersi al passo con i tempi e poter quindi partecipare a tutti i bandi pubblici.

Torniamo all’iter per l’accesso agli appalti. Nella busta B cosa va messo?

C’è solo un foglio con l’offerta economica.

La maggior parte delle imprese sarde che lavorano con il pubblico sono in subappalto.

Cosa significa?

Vuol dire che un’impresa, quasi sempre del continente, ha vinto l’appalto ma non ha convenienza ne interesse a spostarsi e fare il lavoro, quindi incarica imprese locali. Le stesse che per la pubblica amministrazione non hanno le caratteristiche per svolgere il lavoro. Capita anche che queste aziende locali non vengano pagate. L’esempio dei lavori per il G8 de La Maddalena è il più eclatante. Molte falliscono proprio a causa di questi mancati pagamenti. Se poi anche la Pubblica Amministrazione non paga, il disastro è completo.